La luce della Luna inonda la collina, infiltrandosi tra le vesti e sfumando le ombre su un terreno dai contrasti attenuati. Il vento, che raramente aveva fatto sentire la sua presenza durante la giornata, tace completamente. La bassa vegetazione che vi circonda, però, ondeggia, danzando alla luce delle lanterne.
Un’immagine di quiete che mal si sposa con i toni concitati del piccolo capannello di persone che urla impropèri e minacce alla figura di Maksimilian Miroslav, l’antropologo della spedizione. Le voci, cariche di risentimento, lo accusano di essere un mercenario e un traditore, un essere privo di qualsiasi giudizio, incapace di tenere le mani a posto. A quanto pareva, sembrava essere stato lui ad evocare il Demone, tramite il medaglione che aveva portato al collo tutto il tempo. Era quindi colpa sua, secondo i suoi accusatori, se il parto della Creatura Ancestrale era stato portato via.
Ma, per qualcuno, le parole non sono abbastanza incisive e, dopo pochi minuti e un paio di cazzotti in pieno volto, il calcio di una pistola sulla nuca dell’uomo lo stordisce fino a fargli perdere conoscenza. Nessuno si premura di svegliarlo ma un paio di ceppi viene subito imposto ai suoi polsi e il poveretto viene momentaneamente abbandonato al bordo della strada.

 

Mentre la scena appena descritta aveva luogo, Hector Torres, l’arcanista organizzatore della spedizione, aveva cercato in tutti i modi di placare la Creatura Ancestrale. Il sarcofago che l’aveva custodita per secoli era stato aperto ma non era stato possibile parlarle serenamente. Non appena essa aveva messo piede fuori da quel sepolcro, infatti, il Demone era apparso improvvisamente, aveva bloccato tutti i presenti con un Prodigio ed aveva magicamente estratto la prole dell’Ancestrale dal di lei ventre. Poi era sparito nel nulla.

Non stupisce, quindi, che avvicinarsi all’antico essere dalle corna ricurve e dal muso ferino fosse incredibilmente difficile, figurarsi cercare di parlargli.

 

Ad ogni modo, dopo innumerevoli rassicurazioni e promesse d’aiuto, un gruppo di voi sembra riuscire a vincere lo smarrimento della Creatura o, forse, è quest’ultima a cedere alla disperazione alla stanchezza. Fatto sta che, non appena l’Ancestrale si accascia sfiancata sul coperchio del sarcofago e sembra addormentarsi, Hector vi invita a fare silenzio e ad allontanarvi per prepararvi alla notte. Ne avrebbe vegliato lui il sonno a costo di farsi la notte in bianco, mentre voi vi sareste avvicendati nei turni di guardia e nel sorvegliare Maksimilian, legato all’albero più vicino.

 

L’indomani mattina, dopo una breve consultazione, la spedizione decide di far ritorno a Mordirovo e in poco tempo la colonna intraprende il cammino.

In coda, leggermente separati dal resto del gruppo, camminano Hector, l’Ancestrale e qualche armato. In testa, ai ceppi e pungolato di quando in quando, Miroslav e il resto di voi.

L’Antica creatura, che la notte prima aveva proiettato nella vostra mente la sua voce e il suo dolore straziante, sembra silenziosa e molto più calma. In un paio di occasioni la notate osservarsi intorno, come se non riconoscesse nulla di quanto la circonda e fosse preda di una curiosità tipica della fanciullezza. Ma, ogni volta, vi accorgete anche di come una profonda tristezza si impossessi dei suoi occhi e di come i suoi passi tornino a seguire i vostri in un penoso silenzio.

 

Il viaggio procede senza sorprese per un altro giorno e, poco dopo la terza campana della notte, a varie clessidre dal cambio della guardia, un sogno vi accomuna tutti, indistintamente: siete in piedi accanto al sarcofago dell’Ancestrale, in pieno giorno. Attorno al sepolcro ci sono degli alti incensieri dorati da cui si spande un profumo rotondo e avvolgente che vi dona una sensazione di serenità e di pace. La luce del sole inonda ogni cosa e il rigoglio della vegetazione desta meraviglia. Davanti a voi, la Creatura Ancestrale allarga lentamente gli arti superiori in un simbolico abbraccio. La sua voce, dolce e limpida, è comprensibile a chiunque quando pronuncia le seguenti parole: «Grazie per avermi salvato, figli dei Nove. Grande è il debito che ho nei vostri confronti ma non posso seguitare oltre su questo sentiero. Torno al dono della Terra. Se vorrete, è lì che potrete trovarmi. Il tempo del Muntradhak incombe».

 

A quel punto vi svegliate tutti di soprassalto, chi nel proprio giaciglio e chi sulla nuda terra fuori dai bivacchi. Non serve più di un istante a capire cosa sia successo: nonostante tutte le precauzioni prese, l’Ancestrale era stata in grado di addormentare quanti di voi erano ancora erano vigili e di proiettare il suo commiato nelle menti di tutti prima di scappare. La qual cosa sembrava aver stravolto completamente Torres, tanto da farlo correre a controllare se Maksimilian fosse ancora ai ceppi e immobilizzato. Trovarlo incapace di fuggire, però, non pareva averlo tranquillizzato affatto. Anzi, probabilmente era stato proprio il vederlo ancora dove lo aveva lasciato a suggerirgli, il giorno successivo, di lasciare la colonna a metà del viaggio.

 

Era da poco passata la nona campana del mattino quando, ad un bivio recante l’indicazione per la vostra meta, l’arcanista vi prega di fermarvi per comunicarvi la sua decisione. Afferma di dover proseguire il suo viaggio in direzione opposta alla vostra per sbrigare alcuni affari divenuti urgentissimi ma vi rassicura sul fatto che si sarebbe presto fatto vivo. Non gradisce compagnia e per scoraggiare i più insistenti, minaccia chiunque abbia intenzione di seguirlo di non fargli giungere alcun compenso per la spedizione appena conclusasi.

Considerando che non avrebbe portato con sé nulla di quanto da voi raccolto, nulla di interessante o di valore, nessuno avanza ulteriori questioni e, dopo i saluti, proseguite il cammino.

 

Quando finalmente giungete a Mordirovo, le guardie al cancello vi intimano di fermarvi e di consegnare loro l’uomo ai ceppi, Maksimilian, pena il divieto di entrare in città. Come logico, ne scaturisce una discussione i cui toni vengono placati solo dall’arrivo di Mordekai Jasper, il Balivo dell’avamposto.

L’uomo vi ricorda che a Talsea ognuno è libero di farsi giustizia da solo ma che, nella sua città, è lui a decidere cosa è giusto o sbagliato. Pertanto vi prega, con modi più diplomatici delle guardie al cancello ma che comunque non ammettono repliche, di consegnargli Miroslav in modo da prenderlo sotto la sua protezione e potergli parlare per capire bene la situazione. Dal racconto a più voci che gli fate all’ombra delle fortificazioni di Mordirovo, infatti, l’uomo sembra dubbioso e dichiara di voler vederci chiaro.

Più volte vi ripete che, fintanto che Maksimilian non avrà messo piede fuori dall’avamposto, sarà considerato un uomo libero e, soprattutto, meritevole di poter riscattare la propria immagine. Magari fornendo informazioni utili a trovare chi lo ha messo in mezzo e addirittura aiutando chi vorrà indagare sulla questione.

 

Ci vuole del tempo per vincere le vostre insistenze ma, alla fine, acconsentite alle richieste del Balivo di consegnargli il prigioniero, desiderosi di un pasto caldo, un letto morbido e di poter rimettere piede a Mordirovo, la vostra casa.

 

OOC: Le azioni via mail sono ora disponibili, si chiuderanno il 26/09/2018 alle 23:59