La Memoria delle Ossa

PROLOGO

L’insediamento di Mordirovo, l’ultimo luogo sicuro prima delle terre selvagge, è molto diverso dalla città di Verstad. Sebbene anche qui le strade siano animate da un viavai incessante e le piazze risuonino di gesta e canzoni, la nota dissonante è, senza dubbio, il suono della parola “Auslanner”.

Se nella città fondata da Verstuk e a Nova Terra i “nuovi arrivati” vengono trattati con sufficienza e nessuno sembra essere disposto ad offrire loro un lavoro, a Mordirovo chi ha da poco raggiunto Talsea viene accolto a braccia aperte. Tantopiù se giunge alla porta sud al seguito del Balivo – Mordekai Jasper – mentre tiene sotto tiro un uomo con le catene ai polsi.

Un gruppo di voi, infatti, raggiunge la motta proprio in questo modo, dopo circa due settimane di cammino dalla Fazenda al Garrobo. Prima di attraversare le fortificazioni, però, viene affidato ad una delle guardie che sorvegliano l’ingresso e gli viene chiesto di attendere: il Balivo deve assicurare il  prigioniero presso la Compagnia dei Cacciatori di Taglie, che, vi viene spiegato, svolge anche l’attività carceraria nella città. Al suo ritorno, Mordekai sembra soddisfatto e vi indica degli appartamenti più che dignitosi in vicinanza della porta Est. Non solo questi alloggi sono liberi e pronti ad accogliervi ma presto avrete il modo di sostenerne le spese con piccoli lavoretti per i quali sarà il Balivo stesso a proporvi. 

 

Non solo chi ha accompagnato questa figura dopo i fatti di al Garrobo trova accoglienza presso la città di confine. Anche senza una raccomandazione, infatti, mettere a frutto le proprie capacità non è un’impresa troppo difficile per chi è veramente motivato. Ciò è dato dal fatto che a Mordirovo sembra esserci un continuo ricambio di popolazione; quindi basta attendere un giorno o due per leggere qualche annuncio o venire a sapere di un posto da messaggero, guardiacaccia, garzone, aiuto, ecc. diventato improvvisamente vacante. Eccettuate poche persone, i proprietari di botteghe storiche e alcune famiglie originarie della città,  il grosso dei residenti è composto sostanzialmente da Auslanner. Molti di loro giungono nell’insediamento un po’ come voi, costretti a lasciare le città maggiori o semplicemente alla ricerca di fortuna, e vi si stabiliscono temporaneamente per poi dirigersi chissà dove, in base a un sentito dire, a qualche buon contatto o per seguire la propria ispirazione e desiderio di avventura oltre il confine. 

 

Negli ultimi giorni, però, qualcosa di meno aleatorio sembra aver messo in fermento tutta Mordirovo. Svariati gruppi di avventurieri, di ritorno dai Monti Enrosadira, hanno riattraversato le porte della città con aria trionfante e non mancando di raccontare la loro fortuna. Così, in breve tempo, si sparge la voce di un nuovo filone di argento, di cave di gemme preziose, di grandi tesori abbandonati dai tempi dell’espansione su Talsea e radure stracolme di erbe alchemiche che attendono solo di essere scovate. Accanto alle storie di fortuna, però, circolano anche notizie di esploratori partiti e mai più tornati, gruppi di cui si è persa ogni traccia e un paio di annunci nella bacheca cittadina, a firma di Mordekai Jasper, fanno capire che, almeno queste, non sono fantasticherie di ubriaconi o palloni gonfiati. 

Ulteriore conferma che qualcosa sta accadendo tra i Monti Enrosadira sono una serie di tempeste, dall’andamento assai particolare e del tutto inconsuete per la stagione: le nuvole si addensano all’improvviso e scatenano fulmini ben visibili a miglia di distanza per poi scomparire nel giro di pochi giorni o, cosa assai strana, anche di poche ore.  

I più anziani hanno preso a ripetere questo monito «Quando l’Enrosadira soffia e stride, o si muore o si ride» mentre l’attenzione dell’intero insediamento è ormai catalizzata verso nord.  



Per aver dato conto alle storie di ricchezze, materiali grezzi, erbe alchemiche o altro, o per aver sentito degli strani avvenimenti sull’Enrosadira, il giorno 19 Mutevole i vostri piedi calpestano i sentieri di quei monti. La conformazione delle pendici non è semplice da affrontare per i meno esperti e per salire di quota è necessario inerpicarsi per strette mulattiere e una vegetazione piuttosto fitta; solo dopo un giorno o due di cammino è possibile trovare pianali più facilmente percorribili. Ovviamente non tutti si trovano ad affrontare lo stesso tipo di scalata: i più fortunati, infatti, riescono agilmente a raggiungere alcuni passaggi prima di altri e, qualcuno, si incontra per quei sentieri per puro caso, anche se è partito con giorni di differenza e non per forza da Mordirovo. 

In ogni caso, a poche ore dall’alba del giorno 20 Mutevole, in una notte nuvolosa ma 

apparentemente serena, il vostro riposo viene bruscamente interrotto da potenti rombi e da un forte vento. Chi è di guardia vi sveglia preoccupato e suggerisce saggiamente di muoversi per cercare un riparo più sicuro. Tornare indietro sembra la via più certa ma percorrere sentieri trovati praticamente a caso, al lume delle lanterne, contro un vento che rinforza, non è certamente cosa saggia. Paradossalmente, continuare a salire e guadagnare quota sembra la scelta migliore. Tuttavia quando la luce di un mattino inoltrato rischiara i vostri passi, il peso di un cielo cobalto e vicinissimo alle vostre teste conferma le vostre preoccupazioni: una tempesta, del tutto simile a quelle che negli ultimi giorni hanno animato i picchi dell’Enrosadira, sta per abbattersi su di voi.

 

Identificare un passo, una valle o un passaggio meno esposto ai venti sembra essere l’unica possibilità di superare indenni la furia del cielo ma la potenza della tempesta, con fulmini, brevi ma intensissimi rovesci e un vento che sembra soffiare dalla bocca di Matheon stesso, rende ogni passo una fatica immane. Fortunatamente, verso mezzogiorno, una speranza: davanti a voi, a poche ore di cammino, una stretta valle rocciosa è benedetta da un confortante chiarore e, qualcuno giura, non solo dalla luminosità che attraversa nubi più lievi ma addirittura dalla luce diretta del sole.

Con un po’ di fortuna, e non poca fatica, riuscite a raggiungere quel lembo di terra. A quel punto due cose vi lasciano interdetti: il forte vento cessa d’improvviso e il cielo sulle vostre teste è quello di una giornata qualunque. 

 

EPILOGO

1 di 2…

 

Urla disumane. Un torrente impetuoso che corre nella notte e che è pronto a travolgervi tutti. 
Le baluginanti fiammelle nelle caverne ai lati della valle non sono sufficienti ad illuminare l’orda che sta per abbattersi su di voi, né vi sono sufficienti lanterne o lumi capaci di misurare l’entità o la forma del nemico. L’unica certezza è che il suo clamore riempie le vostre orecchie ed echeggia sulle pareti rocciose. Forse decine, forse centinaia. Quale sia il numero delle creature della notte che corrono nella vostra direzione non ha importanza: l’unica certezza è la fuga. 

 

I primi a calpestare forsennatamente sentieri quasi invisibili sono quanti di voi si erano attardati a raggiungere il grosso del gruppo, a causa delle ferite o delle cure misericordiose di Padre Caleb. Anche i guerrieri, però, dopo pochi istanti di esemplare coraggio nei quali hanno scrutato le ombre assembrarsi e sbraitare a passo di carica, hanno rotto la linea ed hanno mostrato le spalle ad un’inevitabile disfatta.

 

È difficile capire cosa accada in quei momenti, sia per la poca luce di una luna seminascosta tra nubi argentate sia per la paura e l’istinto che hanno preso il sopravvento. Tuttavia, mentre il terreno scorre veloce sotto una corsa precipitosa, qualcuno urla di lasciare la valle, di attraversare i venti. A queste, altre voci si sommano in un misto di stupore e di gioia: gli spiriti dei caduti, le anime di quanti avevano trovato pace grazie a voi durante il giorno, erano riapparsi in un lampo di luce. Come un vallo si erano interposti tra voi e i vostri predatori, disorientandoli e rallentandone l’avanzata.

Alcuni vorrebbero voltarsi, capire, vedere con i propri occhi. Ma spintoni e incitamenti si susseguono fino al limitare della valle, dove un atto di fede viene richiesto a quanti avevano tentato di attraversarne i confini ed erano stati respinti dalla forza del vento. 

La corsa allora rallenta, gli occhi si serrano in attesa di percepire la spinta dell’aria sul petto e di andare incontro all’inevitabile. Ma qualcosa è cambiato: il potere che sigillava la valle sembra essersi estinto. Voci entusiaste parlano di pilastri, magia e altre vicende che sembrano avere senso solo per chi le ha vissute.

Le urla immonde si tramutano presto in un’eco lontana e, quando i vostri polmoni stanno per esplodere e le vostre gambe cedono, il boato è solo un vago brusio. 

Cadete a terra stremati, armi in pugno, attenti a non rilasciare un solo fiato, anche se quest’apnea forzata vi brucia il petto e trafigge il cuore. Le creature che erano alle vostre spalle continuano nella loro direzione, allontanandosi nella notte. 


Dietro di loro il silenzio e un cielo sgombro da nubi. 

2di2



E.D.  Mutevole – Allegro 317

 

Non tutti avete deciso di fare direttamente ritorno verso Mordirovo ma, negli ultimi giorni di Mutevole, per un caso o per l’altro, i vostri passi hanno comunque raggiunto l’ultimo luogo sicuro prima delle terre selvagge.

 

Qui, nella piazza e nelle taverne, gli eventi che vi hanno visto protagonisti sono diventati un ricorrente argomento di conversazione e, conseguentemente, terreno fertile per speculazioni e dicerie. Alcuni tra voi sono stati additati come agenti del Balivo, altri come cacciatori di reliquie, altri ancora come benedetti da una fortuna sfacciata e, a chi si è dimostrato più propenso a parlare, è stato persino richiesto un racconto dettagliato di quanto accaduto in cambio di un boccale di birra o di un pasto offerto dall’oste di turno. 

Per qualche giorno la parola Auslanner è come sparita dalla bocca dei vostri interlocutori ma la piacevole sensazione di sentirsi integrati è durata ben poco.  Un messaggio affisso in taverna, a firma di Mordekai Jasper – Balivo di Mordirovo – riguardante il fatto che nessuna spedizione era stata da lui autorizzata è stato sufficiente a sedare molto dell’interesse popolare. Il tempo, l’arrivo di numerose carovane e di altri “Nuovi arrivati” hanno fatto il resto.

 

Tuttavia, sebbene fosse meglio essere trattati da Talseani fatti e compiuti che da Auslanner, la gente dell’insediamento continua a trattarvi con maggiore affabilità rispetto al giorno del vostro arrivo. Ed è proprio grazie a questa apertura che da qualche parte, non ricordate nemmeno precisamente dove, venite a sapere che le spaventose creature che vi hanno messo in fuga la notte del 20 Mutevole vengono chiamate “Noctiferi”. Non solo: negli ultimi anni i loro avvistamenti sono stati limitatissimi e rappresentati solo da pochi esemplari. In passato, invece, quando il confine delle terre conosciute era ben più a Nord di Mordirovo, gli scontri con questa specie erano assai più frequenti.

Il fatto che ve ne fosse un branco così numeroso e così a sud sembra quindi destare una certa preoccupazione e le teorie che cercano di spiegare il fenomeno sono molteplici. Tuttavia, escludendo chi farnetica circa presagi di sventura e chi inneggia ad una punizione divina, gli unici pareri sensati sembrano i seguenti: o i Noctiferi sono attratti da qualcosa o, molto peggio, stanno fuggendo da un predatore più temibile.

 

Ad ogni modo, il fatto che siate sopravvissuti alla Valle delle Ossa e che, dopo il vostro ritorno, le strane tempeste sull’Enrosadira Minore siano completamente cessate  incuriosisce e stupisce allo stesso tempo. Addirittura più della presenza di spiriti in una valle dimenticata, come se simili accadimenti siano la norma, o quasi, oltre il confine.