Luci nella Notte

PROLOGO

Mordirovo resta una città estremamente attiva, anche nei mesi più caldi. Sebbene l’attenzione collettiva pare incentrata sul crescente nuovo avamposto di Oltrevalle, non mancano gli avventurieri che si avviano verso l’ignoto delle zone sconosciute di Talsea.

Molti di essi sono ovviamente destinati a non fare più ritorno, ma è ordinaria amministrazione nel nuovo mondo.

Chi decide di avventurarsi verso i territori sconosciuti si trova spesso davanti a due scelte. Partire in piccoli gruppi fidati, sperando di fare il colpaccio della vita, spartendo fra pochi intimi, oppure aggregarsi a spedizioni più grandi, composte da diversi gruppetti di avventurieri, spesso spinti da uno scopo principale, ma che in realtà sperano di guadagnare bene con ricerche trasversali nella stessa zona.

Da alcuni annunci presenti in giro per la cittadina di frontiera, pare che un nome noto, Hector Torres, stia cercando di raggruppare coraggiosi del secondo tipo.

Come aveva promesso, l’arcanista ha iniziato ad imbastire una spedizione verso quello che si ritiene essere il luogo in cui dimora l’ultimo esemplare di una Razza Ancestrale. Finora, di queste creature si erano trovate solamente delle ossa, e sempre in prossimità di siti punteggiato di antiche rovine o infestati da prodigi latenti.

Grazie ad alcune ricerche effettuate però, questo luogo pare avere alle spalle misteri ancora maggiori.

Secondo alcuni esploratori inviati da Torres per fare un primo sopralluogo, e verificare la presenza di minacce, il posto potrebbe essere il luogo in cui si trova anche il villaggio d’origine della Tribù dei Teschi Guardiani.

Si tratta della popolazione che contrassegna con dei bizzarri teschi i luoghi di potere che risultano pericolosi, impedendo alle energie più insidiose di diffondersi.

Fino ad oggi, non solo non si sapeva dove vivessero, ma nessuno era anche solo riuscito a vedere un esemplare di questo popolo di persona.

La scoperta non ha solo un valore antropologico e storico per tutta Talsea, ma ha anche delle implicazioni pratiche notevoli. Avere un contatto pacifico con i Teschi Guardiani significa venire a conoscenza di numerosi luoghi di interesse ancora inesplorati. Meglio ancora, potrebbero svelare come evitare molti dei pericoli del Nuovo Mondo, spiegando nel dettaglio le minacce rappresentate dai luoghi che contrassegnano.

Una ricerca sui pochi registri delle tre città di Talsea, ha inoltre permesso di scoprire un’interessante storia recente che riguarda il luogo in cui dovrebbe recarsi la spedizione. 

Il sito pare essere l’ultima destinazione conosciuta di un famoso e abile gruppo di avventurieri. A tal proposito Alphaios Gotas, un noto esploratore talseano, ha annunciato di volersi unire alla spedizione nella speranza di scoprire cosa ne è stato del gruppo di avventurieri ed, in particolare, dei loro equipaggiamenti.

Hector Torres sembra sicuro che la spedizione fornirà informazioni e ricchezza per tutti, ed invita chiunque voglia partecipare ad unirsi a lui, per condividere la fama ed i tesori che lo aspettano appena oltre i confini conosciuti.

Alcuni di voi rispondono alla chiamata, unendosi alla spedizione. Altri invece partono in proprio, sperando di trovare qualcosa di prezioso in solitaria. Infine alcuni erano fuori già da settimane, perlustrando i confini dei territori sicuri di Talsea.

Un destino beffardo però pare accogliere tutti coloro che si aggirano per il misterioso bosco. Si finisce sempre con il tornare alla stessa collina alberata. 

Né la mappa di Torres, né il senso dell’orientamento degli esploratori più esperti, pare porre rimedio alla cosa. 

I meno tenaci, stanchi, decidono di voltarsi e tornare a casa. E questo all’apparenza non sembra essere difficile, smentendo coloro fra voi che già iniziavano a millantare una maledizione a tenervi prigionieri.

E’ ormai pomeriggio, quando decidete di avventurarvi verso la sommità della collina, sperando di trovare qualche punto di riferimento che vi permetta di proseguire sul vostro cammino…

EPILOGO

La luce della Luna inonda la collina, infiltrandosi tra le vesti e sfumando le ombre su un terreno dai contrasti attenuati. Il vento, che raramente aveva fatto sentire la sua presenza durante la giornata, tace completamente. La bassa vegetazione che vi circonda, però, ondeggia, danzando alla luce delle lanterne.
Un’immagine di quiete che mal si sposa con i toni concitati del piccolo capannello di persone che urla impropèri e minacce alla figura di Maksimilian Miroslav, l’antropologo della spedizione. Le voci, cariche di risentimento, lo accusano di essere un mercenario e un traditore, un essere privo di qualsiasi giudizio, incapace di tenere le mani a posto. A quanto pareva, sembrava essere stato lui ad evocare il Demone, tramite il medaglione che aveva portato al collo tutto il tempo. Era quindi colpa sua, secondo i suoi accusatori, se il parto della Creatura Ancestrale era stato portato via.
Ma, per qualcuno, le parole non sono abbastanza incisive e, dopo pochi minuti e un paio di cazzotti in pieno volto, il calcio di una pistola sulla nuca dell’uomo lo stordisce fino a fargli perdere conoscenza. Nessuno si premura di svegliarlo ma un paio di ceppi viene subito imposto ai suoi polsi e il poveretto viene momentaneamente abbandonato al bordo della strada. 

Mentre la scena appena descritta aveva luogo, Hector Torres, l’arcanista organizzatore della spedizione, aveva cercato in tutti i modi di placare la Creatura Ancestrale. Il sarcofago che l’aveva custodita per secoli era stato aperto ma non era stato possibile parlarle serenamente. Non appena essa aveva messo piede fuori da quel sepolcro, infatti, il Demone era apparso improvvisamente, aveva bloccato tutti i presenti con un Prodigio ed aveva magicamente estratto la prole dell’Ancestrale dal di lei ventre. Poi era sparito nel nulla. 

Non stupisce, quindi, che avvicinarsi all’antico essere dalle corna ricurve e dal muso ferino fosse incredibilmente difficile, figurarsi cercare di parlargli. 

Ad ogni modo, dopo innumerevoli rassicurazioni e promesse d’aiuto, un gruppo di voi sembra riuscire a vincere lo smarrimento della Creatura o, forse, è quest’ultima a cedere alla disperazione alla stanchezza. Fatto sta che, non appena l’Ancestrale si accascia sfiancata sul coperchio del sarcofago e sembra addormentarsi, Hector vi invita a fare silenzio e ad allontanarvi per prepararvi alla notte. Ne avrebbe vegliato lui il sonno a costo di farsi la notte in bianco, mentre voi vi sareste avvicendati nei turni di guardia e nel sorvegliare Maksimilian, legato all’albero più vicino. 

L’indomani mattina, dopo una breve consultazione, la spedizione decide di far ritorno a Mordirovo e in poco tempo la colonna intraprende il cammino. 

In coda, leggermente separati dal resto del gruppo, camminano Hector, l’Ancestrale e qualche armato. In testa, ai ceppi e pungolato di quando in quando, Miroslav e il resto di voi. 

L’Antica creatura, che la notte prima aveva proiettato nella vostra mente la sua voce e il suo dolore straziante, sembra silenziosa e molto più calma. In un paio di occasioni la notate osservarsi intorno, come se non riconoscesse nulla di quanto la circonda e fosse preda di una curiosità tipica della fanciullezza. Ma, ogni volta, vi accorgete anche di come una profonda tristezza si impossessi dei suoi occhi e di come i suoi passi tornino a seguire i vostri in un penoso silenzio.

Il viaggio procede senza sorprese per un altro giorno e, poco dopo la terza campana della notte, a varie clessidre dal cambio della guardia, un sogno vi accomuna tutti, indistintamente: siete in piedi accanto al sarcofago dell’Ancestrale, in pieno giorno. Attorno al sepolcro ci sono degli alti incensieri dorati da cui si spande un profumo rotondo e avvolgente che vi dona una sensazione di serenità e di pace. La luce del sole inonda ogni cosa e il rigoglio della vegetazione desta meraviglia. Davanti a voi, la Creatura Ancestrale allarga lentamente gli arti superiori in un simbolico abbraccio. La sua voce, dolce e limpida, è comprensibile a chiunque quando pronuncia le seguenti parole: «Grazie per avermi salvato, figli dei Nove. Grande è il debito che ho nei vostri confronti ma non posso seguitare oltre su questo sentiero. Torno al dono della Terra. Se vorrete, è lì che potrete trovarmi. Il tempo del Muntradhak incombe». 

A quel punto vi svegliate tutti di soprassalto, chi nel proprio giaciglio e chi sulla nuda terra fuori dai bivacchi. Non serve più di un istante a capire cosa sia successo: nonostante tutte le precauzioni prese, l’Ancestrale era stata in grado di addormentare quanti di voi erano ancora erano vigili e di proiettare il suo commiato nelle menti di tutti prima di scappare. La qual cosa sembrava aver stravolto completamente Torres, tanto da farlo correre a controllare se Maksimilian fosse ancora ai ceppi e immobilizzato. Trovarlo incapace di fuggire, però, non pareva averlo tranquillizzato affatto. Anzi, probabilmente era stato proprio il vederlo ancora dove lo aveva lasciato a suggerirgli, il giorno successivo, di lasciare la colonna a metà del viaggio.

Era da poco passata la nona campana del mattino quando, ad un bivio recante l’indicazione per la vostra meta, l’arcanista vi prega di fermarvi per comunicarvi la sua decisione. Afferma di dover proseguire il suo viaggio in direzione opposta alla vostra per sbrigare alcuni affari divenuti urgentissimi ma vi rassicura sul fatto che si sarebbe presto fatto vivo. Non gradisce compagnia e per scoraggiare i più insistenti, minaccia chiunque abbia intenzione di seguirlo di non fargli giungere alcun compenso per la spedizione appena conclusasi. 

Considerando che non avrebbe portato con sé nulla di quanto da voi raccolto, nulla di interessante o di valore, nessuno avanza ulteriori questioni e, dopo i saluti, proseguite il cammino. 

Quando finalmente giungete a Mordirovo, le guardie al cancello vi intimano di fermarvi e di consegnare loro l’uomo ai ceppi, Maksimilian, pena il divieto di entrare in città. Come logico, ne scaturisce una discussione i cui toni vengono placati solo dall’arrivo di Mordekai Jasper, il Balivo dell’avamposto. 

L’uomo vi ricorda che a Talsea ognuno è libero di farsi giustizia da solo ma che, nella sua città, è lui a decidere cosa è giusto o sbagliato. Pertanto vi prega, con modi più diplomatici delle guardie al cancello ma che comunque non ammettono repliche, di consegnargli Miroslav in modo da prenderlo sotto la sua protezione e potergli parlare per capire bene la situazione. Dal racconto a più voci che gli fate all’ombra delle fortificazioni di Mordirovo, infatti, l’uomo sembra dubbioso e dichiara di voler vederci chiaro. 

Più volte vi ripete che, fintanto che Maksimilian non avrà messo piede fuori dall’avamposto, sarà considerato un uomo libero e, soprattutto, meritevole di poter riscattare la propria immagine. Magari fornendo informazioni utili a trovare chi lo ha messo in mezzo e addirittura aiutando chi vorrà indagare sulla questione. 

Ci vuole del tempo per vincere le vostre insistenze ma, alla fine, acconsentite alle richieste del Balivo di consegnargli il prigioniero, desiderosi di un pasto caldo, un letto morbido e di poter rimettere piede a Mordirovo, la vostra casa.