Memorie di un passato futuro

PROLOGO

Sono passati solo pochi mesi dagli eventi di Oltrevalle eppure l’apertura del sarcofago di pietra, l’incontro con una creatura Ancestrale in carne ed ossa e l’apparizione del Demone che ne ha rapito la progenie sembrano eventi assai più lontani nel tempo. 

I motivi sono tanti: da un lato il desiderio di dimenticare gli scontri e i pericoli di quella notte, dall’altro la necessità di trovare questo o quel lavoretto per tirare a campare e, ovviamente, le tante piccole spedizioni cui ognuno di voi decide di partecipare in cerca di fortuna o spinto dalla necessità di ricacciare minacce come i radicati ben lontano dal luogo in cui dimora. 

 

Verso la fine di Soffiante, però, metà delle bacheche di Talsea, buona parte delle taverne e anche qualche banditore di piazza annunciano un nuovo evento, un giorno cui siete espressamente invitati.

L’occasione è quella che eleverà l’insediamento di Oltrevalle da semplice avamposto a vera e propria città: l’edificazione di una cinta muraria a difesa dai pericoli delle terre selvagge.

Alla posa della prima pietra, dichiarano gli annunci, non mancherà nessuno: presenzieranno le autorità delle principali città del Nuovo Mondo e i Balivi di gran parte degli insediamenti vicini, assisteranno gli esponenti delle famiglie mercantili e dei gruppi più attivi e numerosi di Talsea, ci sarà una fiera e già si parla di giochi e buone occasioni. Ottime, nel vostro caso, se considerate che che i manifesti parlano di voi come gli ospiti d’onore della cerimonia e vi descrivono come i “prodi che hanno valorosamente partecipato alla liberazione di quei territori dalle innumerevoli minacce che ne impedivano la colonizzazione e che hanno ricevuto la benedizione di Thellos dalla sua divina voce”.

Quelli di voi che hanno mantenuto buoni rapporti con le famiglie mercantili e che si erano spesi per stringere accordi commerciali vantaggiosi con il Troll del ponte verso Oltrevalle vengono addirittura raggiunti da lettere di congratulazioni e dalla richiesta di convincere la creatura a partecipare alla festa.

 

Volendo approfittare degli onori che vi saranno tributati per stringere nuove e fruttuose amicizie oppure mossi dalla curiosità per un evento così dissimile dalle usuali spedizioni o anche dall’occasione di fare buoni affari, vi mettete in cammino verso il ponte, passaggio obbligato verso la vostra meta.

 

A meno di un giorno di cammino dalla struttura, voci familiari giungono alle vostre orecchie e, sebbene arriviate in momenti diversi e in gruppi separati, verso sera la maggior parte di voi si raduna nel medesimo luogo. Ovviamente non siete i soli a trovarvi lì ma i saluti e la voglia di aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti, nonché la possibilità di rinfrancarsi dal viaggio assieme a volti amici, fanno sì che stabiliate un piccolo accampamento per poi rimettervi in viaggio l’indomani mattina. Qualcosa, però, non va come previsto. 

 

La quarta ora della notte è passata da poche clessidre e, nel buio di una Luna quasi nuova, gli uomini di guardia si apprestano a svegliare chi darà loro il cambio. È a quel punto che viene dato l’allarme: siete sotto attacco. 

Il clangore delle schermaglie vi scuote dal sonno costringendovi a lanciar via le coperte per raccattare le vostre armi e ad uscire dalle tende. L’aria gelida della notte è come uno schiaffo in pieno viso ma non c’è tempo da perdere: intorno a voi, le poche sentinelle notturne sono alle prese con uno scontro impari, dove ogni armato combatte contro due o tre assalitori. Nella concitazione riuscite a malapena a distinguere gli amici dai nemici e alcuni di voi non fanno a tempo a individuare un bersaglio che ricevono un colpo sulla nuca tanto forte da tramortirli. Gli altri si difendono come possono ma il numero di chi vi assale triplica o, più probabilmente, quadruplica il vostro. Inoltre la sorpresa è dalla loro parte.

La resistenza è strenua ma ben presto siete costretti ad arrendervi. Chi perché battuto, chi perché disarmato e chi perché minacciato con la lama di un coltello puntata alla gola di un compagno. 

 

In meno di un’ora il silenzio torna a regnare tra le tende e, di lì a poco, il canto del gallo saluta un’alba beffarda. Un’aurora che vi sorprende nuovamente in marcia verso il ponto ma legati e sotto tiro.

EPILOGO

Sulle ultime parole del cavaliere Flegias, il sonno vi coglie. Nuovamente una sensazione strana. Poco a poco iniziate a riprendere i sensi, per vedere un paesaggio nuovamente cambiato. La Fortezza Runica è ancora li, sempre in rovina, ma stavolta molte più liane e viticci segnano il trascorrere del tempo. Dei sopravvissuti della fortezza che avete aiutato nessuna traccia, mentre invece al loro posto vi sono i resti dell’accampamento che avete potuto scorgere questa mattina, quando legati siete stati trascinati attraverso di esso. 

Un pensiero vi assale. L’Artefatto Ferale, che ora sapete chiamarsi Cor Feralis.

Alcuni di voi corrono a controllare che sia ancora al suo posto, là dove lo avete lasciato solo pochi mesi prima e, ora ne siete consapevoli, quattro secoli fa.

Fortunatamente nulla sembra essere cambiato. Le barriere concentrate che avete eretto insieme all’orchessa runologa Draka, paiono ancora in vigore, e non sembra esservi modo di oltrepassarle.

Alcuni di voi paiono però ancora confusi. Molti si aspettavano un cambio drastico in ciò che li circonda, una volta tornati a quello che credete essere il presente, a causa di ciò che avete fatto nel passato. Taluni sono certi d’aver irrimediabilmente cambiato la storia, ma allora perché tutto pare uguale a prima. 

A dissipare i vostri dubbi, sono le parole dello storico, Vercingetorige DePascalis, l’uomo che ha viaggiato in vostra compagnia, e che grazie al vostro aiuto ha potuto chiarire alcuni misteri del viaggio nel tempo.

Grazie agli esperimenti temporali condotti durante la giornata, ha potuto comprendere bene come siano andate le cose, e provvede quindi ad un’utile spiegazione.

Secondo lui, le azioni da voi svolte nel passato non hanno cambiato il presente, per come lo conoscete. Al contrario, siete proprio voi ad aver reso Talsea quella che è adesso . Senza il vostro intervento oltre ai Radicati, anche i Ferali imperverserebbero liberi per il nuovo mondo, rendendo quasi impossibile giungere al livello di colonizzazione ormai ottenuto. 

Vercingetorige ritiene inoltre che sia esclusivamente merito vostro se le rovine sono state nuovamente scoperte, grazie agli indizi da voi scovati e messi al sicuro per conto del Sacerdote Enrico Mardrovi.

Il Medaglione del Re dei Goblin, il Tesoro del Monogramma, i bracciali ferali posseduti da Var’Kan, perfino il suo stesso successo in campo accademico, grazie al pugnale sotterrato insieme a voi. Non avreste mai incontrato nulla di tutto questo, se solo non aveste svolto le vostre prodi gesta nel passato.

Secondo DePascalis, la storia non può essere riscritta. Qualsiasi azione venga fatto in tal senso, non fa altro che condurre agli eventi che portano il presente ad essere quello che è.

Questo però pare dargli da pensare. 

Droktary, l’elfo oscuro che avete aiutato negli esperimenti su ferali e radicati. Ha detto di essersi insediato con i suoi amici e familiari in una foresta isolata, ricca di farfalle Testadimorto. Queste creature hanno anche un altro nome scientifico: Atropos.

Forse, e l’uomo è ben attento a specificare che non ne è affatto sicuro, questi elfi oscuri sono gli antenati della tribù Talseana di Atropo, gli alchimisti che hanno effettuato terribili esperimenti su molte persone, voi inclusi. Se fosse così, bhè è probabile che sia solo perché avete svolto più esperimenti sui radicati che non sui ferali, che ora la sua gente ha una così vasta conoscenza sulle creature arboree,  al punto di arrivare quasi a riprodurle alchemicamente.

In un certo senso potreste essere stati voi stessi a creare alcuni tra i vostri più terribili nemici.

Tuttavia queste elucubrazioni filosofico-temporali vengono interrotte da una voce familiare, con un accento molto caratteristico.

Il troll pare giungere dal ponte, con un sorriso sul volto.

“Miei amici! Ecco dov’eravate finiti! Quei luridi mascalzoni non volevano dirmi che fine aveste fatto, nemmeno dopo avergli tanto gentilmente spiaccicato la testa con il mio martello. Ho dovuto radere al suolo l’accampamento per trovarvi, ma ora sono felice di vedere che state bene! E’ tempo di andare alla festa!”

La festa! Vi eravate quasi scordati del motivo che vi ha condotto su quella strada…